Nel capoluogo siciliano si trovano diversi oratori tutti costruiti tra la fine del 1500 e il 1700. Con il termine oratorio, in quell’epoca, si indicava la sede architettonica e istituzionale di una Compagnia, ovvero un’associazione di secolari che obbediva ad un culto e che disciplinava i rapporti con i conventi.
L’oratorio di San Lorenzo è uno di questi. Costruito intorno al 1570 dalla Compagnia di San Francesco d’Assisi sui resti di un’antica chiesa dedicata a San Lorenzo. Il compito dei confratelli della Compagnia era quello di seppellire i poveri della Kalsa ( quartiere palermitano) e di diffondere il culto di San Lorenzo e San Francesco.
Nel 1609 durante la sua permanenza in Sicilia, poco tempo prima della sua morte, il pittore Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, lasciò sull’isola alcune sue opere; tra queste quella che oggi è tra le più famose, pensata proprio per la pala d’altare dell’ Oratorio di San Lorenzo, La Natività con i Santi Francesco e Lorenzo. Purtroppo, però, nel 1969 l’opera di grande prestigio fu trafugata e mai più ritrovata,tanto da essere ancora inserita nella Top Ten Art Crimes dell’Fbi. Dopo quasi mezzo secolo rimasta vuota, il 12 Dicembre 2015, la pala d’altare dell’Oratorio di San Lorenzo, grazie all’associazione FACTUM ARTE che si occupa di fedeli riproduzioni e restauri di capolavori, è tornata a risplendere con la fedelissima copia de La Natività con i Santi Francesco e Lorenzo.
Tra il 1699 e il 1709 l’artista palermitano Giacomo Serpotta impreziosì con i suoi stucchi l’interno dell’Oratorio di San Lorenzo con un apparato di statue rappresentanti la vita dei santi, accostate da statue allegoriche e arricchito con putti che giocano e scherzano. Grazie al realismo e all’eleganza dell’intera opera del Serpotta, l’ Oratorio di San Lorenzo è considerato il capolavoro per eccellenza del maestro palermitano.